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I rossi dell’Etna sono la grande attrazione di questi ultimi anni del mondo del vino italiano. Dopo i grandi classici di Barolo, Barbaresco e Montalcino; dopo l’affermazione dei SuperTuscan e in particolare dei vini di Bolgheri; dopo l’emersione imperiosa fatta di qualità e quantità dei due vini veneti agli estremi opposti della gamma chiamati Amarone e Prosecco: ecco l’Etna. Il successo è fatto di quattro ingredienti principali. Un territorio unico, dominato dalla suggestione possente e quasi spaventosa del vulcano, abbracciato dal mare e scaldato dal sole cocente della Sicilia, l’isola fantastica al centro di ogni storia. Una tradizione vitivinicola antica, capace di esprimere un tipo speciale di cantina di vinificazione, il palmento. Un rilancio produttivo e di immagine fortunato che ha trovato uniti i piccoli produttori locali e i grandi investitori venuti dal continente, e persino da altri continenti. Soprattutto, spesso sottovalutato, un vitigno di grande carattere ed espressività, il Nerello Mascalese.
È al Nerello Mascalese che vorrei perciò rendere onore ed omaggio, più che alla personalità dominante del vulcano, sdoppiando la degustazione in due serate.
Questa prima serata è dedicata a Iddu, all’Etna, come chiamano in zona il vulcano.

Etna DOC Rosso 2019 – Graci
Sulla scia del lavoro pionieristico svolto da Benanti e dall’enologo Salvo Foti, insieme a Girolamo Russo oggi Graci è uno dei due produttori di vertice della denominazione. Li affiancano per fama e prestigio gli altri due grandi nomi dell’Etna, Passopisciaro e Terre Nere. Il suo Etna Rosso base, di corpo piuttosto agile e dal profilo aromatico preciso, in cui si riflette l’impronta di Alberto Graci, è perciò un ottimo metro di comparazione per ogni degustazione di Nerello Mascalese. L’affinamento non si svolge né in acciaio né in legno, bensì in cemento.

Etna DOC Rosso Ripiddu 2019 – Filippo Grasso
Durante i quattro giorni di Vinitaly sono passato spesso fra gli stand dell’Etna in cerca di produttori particolarmente convincenti. Anche per via di una particolare china stilistica presa negli ultimi anni dalla zona, che potremmo definire sinteticamente borgognona, ho fatto una certa fatica a trovare piena soddisfazione, e stavo quasi per deporre le armi quando sono capitato all’ultima ora di mercoledì pomeriggio allo stand di Filippo Grasso. Ci ho trovato Mariarita Grasso e il marito, gentilissimi e affabili, che mi hanno fatto assaggiare i loro vini. E io li porto a voi per risentirli insieme, in un contesto meno affollato e con la calma che si meritano. Questo è l’Etna base, l’altro è il Capu Chiurma.

Etna DOC Rosso Outis 2018 – Biondi
Ciro Biondi è uno degli esponenti della nouvelle vague etnea della prima ora. Il suo Outis (Odisseo, Ulisse) era già presente nelle degustazioni dei primi Etna all’inizio degli anni 2000, spesso disorientando il palato di chi da un vino siciliano si aspettava dolcezze e maturità estreme, e si ritrovava nel bicchiere colori diafani, lame acide e aromi sottili. Da allora molte cose sono cambiate, altri vini si sono aggiunti al catalogo di Biondi, e anche l’Outis, che affina in parte in legno piccolo ma vecchio, ha guadagnato profondità e ricchezza di espressione.

Etna DOC Rosso Capu Chiurma 2018 – FIlippo Grasso
Il Capu Chiurma è in dialetto locale letteralmente il capo della ciurma, ovvero il coordinatore della squadra di vendemmia. E’ a questa figura che rende pienamente l’atmosfera del luogo, quasi che sull’Etna la vendemmia fosse una specie di arrembaggio di pirati ai fianchi della montagna, per strapparne a colpi di sciabole e pugnali i suoi tesori più preziosi, che viene dedicata la selezione delle migliori uve dei vigneti di Filippo Grasso. Come il fratello minore Ripiddu, anche questo Capu Chiurma affina solo in acciaio, e questo è uno dei suoi passaggi caratterizzanti.

Giovedì 12 maggio alle 21:15, in Piazza della Motta 4 a Varese.

La serata si terrà con un minimo di 8 partecipanti.

Il Sangiovese è un vitigno di grande espressività, che si traduce anche nella capacità di restituire con precisione le variazioni del territorio in cui sono coltivate le uve, oltre che le lavorazioni che gli sono impartite sia in vigna sia in cantina. Questa consapevolezza è ben radicata sia fra i produttori delle numerose denominazioni a cavallo della parte centrale dell’appennino che declinano la geografia del Sangiovese, sia fra gli appassionati che certamente percepiscono come vini diversi un Morellino e un Brunello, un Romagna Superiore e un Chianti Classico, un Rufina e un Montespertoli. Diversamente dal mio solito, ad un approccio più metodico questa volta ho preferito la traccia dei rapporti personali, che mi hanno portato a raccogliere uno vicino all’altro quattro Sangiovese di quattro amici. Un amico appassionato di degustazione che è diventato un produttore, due produttori che sono diventati amici di degustazione, un produttore che non conosco ancora portato in dono da un’amica di degustazione. Una specie di proprietà invariantiva del vino: cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia: il vino che una volta finito nel bicchiere si dimostra capace di esprimere personalità, storia e racconto, e di accarezzare i sensi con voluttà.

Rosso di Montalcino DOC 2018 – Le Ragnaie
E’ il vino di Riccardo Campinoti, che conobbi a Montalcino quindici anni fa in occasione di una degustazione fatta fra appassionati, lui fra questi, ospitata nella cantina del padre che lui avrebbe trasformato negli anni successivi, portandola a ricevere oggi punteggi fra i più alti in assoluto. Fra i racconti delle avventure rugbystiche di Riccardo e l’incrociarsi quasi da romanzo di Calvino delle voci dei personaggi provenienti da tutta Italia di quelle serate, uniti dalla passione per il vino nel bicchiere, è nata la realtà delle nuove Ragnaie, destinato a diventare uno dei nomi più importanti di Montalcino.

Chianti Classico DOCG 2017 – Cantina Ripoli
Francesco Sarri è stata una conoscenza posteriore. Lo incrociai sui social sette anni fa, mentre stava scrivendo la sceneggiatura di un film dedicato a Nino Galloni, dirigente ministeriale testimone di passaggi politici riservati e decisivi per la storia del nostro paese. Scoprimmo poi di avere in comune una grande passione per il vino, che lui ha avuto modo di mettere a frutto realizzando una piccola produzione di Chianti Classico di mano direi addirittura filologica. Ripoli è ancora un nome da iniziati, ma credo che troverà presto risonanza maggiore.

Toscana IGT Viceré 2013 – Gimonda
Elena dipinge con i pennarelli, dando agli studi compiuti a Brera una veste antiretorica, e lo stesso fa con il vino, saltando la tecnica, che pure conosce essendo risultata la seconda migliore diplomata del suo corso all’AIS di Roma, e lasciando che il vino e il suo istinto estetico si incontrino senza mediazioni. Una sera mi ha messo alla cieca nel bicchiere questo vino, sfidandomi a riconoscere cosa fosse, e io ho riconosciuto che era un vino particolarmente buono, con un carattere singolare. Non vedo l’ora di sentirlo di nuovo in un contesto diverso.

Ravenna IGT GS 2013 – Costa Archi
Gabriele Succi, romagnolo verace, lo stemma di famiglia sulle etichette, è uno dei pochi produttori che negli anni abbia avuto la voglia e il coraggio di confrontarsi con gli appassionati prima sui forum e poi sui social, da appassionato e da produttore. Insieme a quelli di Elisa Mazzavillani, che ha una storia simile, i suoi sono oggi a mio parere i Sangiovese di Romagna più consapevoli e riusciti di una denominazione ancora gravata da un’immagine periferica. Questo GS è il vino -anzi, il Sangiovese- che Gabriele avrebbe sempre voluto fare, e che si distacca per in maniera netta dal panorama romagnolo. Per quale motivo, sarà interessante verificarlo insieme.

Giovedì 5 maggio alle 21:15, in Piazza della Motta 4 a Varese.

La serata si terrà con un minimo di 8 partecipanti.

FIVILa FIVI, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, è oggi la maggiore associazione di piccoli produttori d’Italia, che raccoglie cantine di ogni regione fra le quali è sempre divertente cercare novità e denominazioni poco frequentate. La FIVI organizza un evento annuale a Piacenza che sta crescendo regolarmente e quest’anno ha raccolto oltre 600 espositori, a cui avrei voluto dedicare due giorni di lavoro, idea a cui purtroppo ho dovuto rinunciare optando per la sola giornata di domenica, comunque fruttuosa di incontri, dialoghi, assaggi e nuove etichette. Sono tornato a casa con un elenco piuttosto nutrito di produttori da richiamare, e un pugno di bottiglie Continua a leggere »

89163131-e1da-45db-8f55-26feb9946116Dopo la bella serata di giovedì scorso dedicata a quattro vini di particolare e distinta personalità, tre dei quali eccezionali interpreti del carattere nobile del Nebbiolo, rimaniamo in Piemonte e insistiamo sul Nebbiolo, riproponendo lo schema di giovedì scorso, ma a canone inverso: un vino di Langa, gli altri tre dell’Alto Piemonte.

Il Nebbiolo di Langa sarà il Barbaresco “Roccalini” 2014 di Mainerdo, di cui giovedì scorso abbiamo potuto assaggiare un buonissimo Nebbiolo d’Alba, lo “Sgnuret” 2016, interprete di straordinaria purezza sia stilistica sia enologica del Nebbiolo giovane di stampo tradizionale, quasi arcaico. Con questo Barbaresco si mantiene l’impostazione stilistica e aumentano la struttura e la complessità. Sono curiosissimo Continua a leggere »

The_Hand_of_God_from_Sant_Climent_de_Taüll - Deus absconditusAbsconditus in latino significa nascosto, ma in un senso metafisico. E’ ciò che non si trova perché non vuole e non deve farsi trovare, per permetterci di continuare a cercare. Per consentirci di non arrendersi alla finitezza dell’esistente, per non essere vittime della conoscenza perfetta e completa, quella da cui nasce la noia del secolo dei lumi, la morte della fantasia, la sparizione della possibilità.

Questo è un rischio che con il vino non si può correre, e in questo risiede parte della sua facoltà di attraversare i secoli conservando intatto il suo potere di attrazione e coinvolgimento.

Ad ogni vendemmia la vigna aggiunge uno strato alla memoria della terra, la cantina Continua a leggere »

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E’ ormai lungo tempo che con il gruppo più affezionato alle degustazioni de Il Gusto del Vino stiamo cercando di organizzare questa serata dedicata ai vini rossi del Trentino, e finalmente ci siamo. Dopo numerosi rinvii, allietati da numerosi giochi di parole più o meno originali, dai famosi 33 Trentini Continua a leggere »

vigna nerobaronjLa vigna Baroni è bianca come un foglio di carta. Terra marnosa, di antica origine marina, la cui fine tessitura argillosa è fusa in una pioggia di calcari e arenarie che la vestono del colore che assomma tutti i colori. Proprio come il vino che se ne trae, capace di assommare l’intero spettro olfattivo del Nero d’Avola, con una trasparenza ed una purezza espressiva rare, quelle dei grandi vini di ogni latitudine. La vigna Baroni è una delle quattro vigne vinificate separatamente da Gulfi, il primo produttore Continua a leggere »

zone-oltrepoLa Provincia di Pavia è una città lombarda attorniata da territori di altre regioni. La parte estesa a nord-ovest verso le risaie novaresi è virtualmente terra piemontese, come il triangolo che si incunea a sud fino a toccare il confine con la Liguria è virtualmente terra emiliana. Attraversata da est a ovest dal Po, fissata gravitazionalmente dalla massa dinamica della metropoli meneghina, incastrata fra diverse regioni, paesaggi e ambienti rurali e cittadini, l’Oltrepo Pavese è una terra di passaggio anche fra la pianura e la montagna Continua a leggere »

sardegnavini “A grande richiesta” dei partecipanti alle scorse serate, questa settimana ci trasferiamo in Sardegna, per assaggiare tre rossi di tre decenni diversi, composti da tre uvaggi diversi, provenienti da tre zone diverse.

Un caleidoscopio di colori ed espressioni che rappresenta solo una piccola parte di un tesoro vitivinicolo straordinario e in buona parte ancora da valorizzare pienamente.

Dunque vediamo i tre vini rossi che andranno in scena giovedì sera:

Monica di Sardegna DOC “San Bernardino” 2014 – Cantina di Mogoro
Avevamo assaggiato questo vino dell’annata 2011 in una degustazione di tre anni fa, ed è una interessante occasione di mettere a confronto questo vitigno capace di grande vivacità aromatica fra una delle annate più calde (la 2011) e più fresche (la 2014) degli ultimi anni. Lo avevo definito nella nota di presentazione di allora “Scrigno portatile” Continua a leggere »

burgundy-vineyards-pinot-noirIl Pinot Nero è da sempre l’ossessione alata dei vignaioli italiani. Sottile, sfaccettato, elegante e raffinato per eccellenza fra i vitigni a bacca nera, è assai esigente in termini climatici e predilige l’insediamento in zone fresche, come la Borgogna di cui è autoctono e la Champagne dove ha trovato con un suo specifico clone un habitat estremo ma prodigiosamente vocato. Capace di cantare le note più alte e cristalline Continua a leggere »